Troppo grandi? È proprio adesso che un campus fa la differenza
Non bruciare le tappe: perché a 14 o 15 anni non si è “troppo grandi” per un campus estivo
C’è una frase che negli ultimi anni sento ripetere sempre più spesso:
“A 14 anni è grande ormai… il grest non lo fa più, il campus neanche.”
Ma cosa intendiamo davvero quando diciamo “è grande”?
E, soprattutto, siamo sicuri che questo modo di leggere la crescita sia corretto?
Ragazzi che si sentono già grandi (forse troppo) e adulti che li assecondano senza volerlo
Negli ultimi anni noto sempre più ragazzi che, già a 14 o 15 anni, si convincono di essere “troppo grandi” per un campus estivo. Una sensazione che nasce presto, forse troppo presto. Si muovono con sicurezza, adottano comportamenti che ricordano il mondo adulto, e questo basta perché anche alcuni genitori — in buona fede — interpretino quel modo di fare come un vero salto di maturità.
In realtà, spesso quel “ormai è grande” significa semplicemente che sa stare da solo, non che non tragga più beneficio da esperienze che lo aiutano a crescere per davvero. La linea tra ciò che è “da piccoli” e ciò che non lo è sembra essersi abbassata rapidamente, quasi senza che ce ne accorgessimo.
E così, proprio nell’età in cui un campus potrebbe offrire le opportunità più preziose — relazioni sane, orientamento, scoperta personale — molti ragazzi si autoescludono pensando di essere già oltre. Quando, in realtà, sono esattamente nel punto in cui queste esperienze fanno più differenza.
L’età fragile in cui ci si gioca tantissimo
A 14 e 15 anni succede qualcosa di decisivo: è un’età di passaggio, un ponte sospeso tra l’infanzia che si allontana e l’età adulta che ancora non c’è.
Si comincia a cercare maggiore autonomia, a costruire una rete sociale fuori dalla famiglia, a esplorare nuove identità. Ma allo stesso tempo ci si muove in un terreno pieno di incertezze, in cui tutto sembra possibile e tutto è fragile.
Non sono “grandi”.
Sono in costruzione.
Ed è proprio in questa fase che un ambiente sano può fare la differenza.
Perché i campus a questa età diventano fondamentali
Un campus estivo — soprattutto se tematico e formativo — non è una continuazione del mondo dei bambini. È, al contrario, uno dei primi spazi in cui un adolescente può mettersi alla prova da giovane adulto, ma con i ritmi giusti, con guide competenti e con un approccio libero da pressioni.
Ecco cosa accade davvero a 14–15 anni in un campus:
1. Le relazioni cambiano qualità
A quest’età si iniziano a cercare amicizie che non nascono più soltanto dalla casualità della classe, ma dalle passioni.
E queste sono le relazioni che durano: sane, affini, profonde.
2. Si scoprono inclinazioni reali
È un’età in cui non si decide il futuro, ma si comincia a intravederlo.
Un campus tematico diventa una piccola bussola: musica, lingue, scienza, tecnologia…
Ogni esperienza è un pezzo di orientamento.
3. Si cresce senza dover correre
In un campus non c’è bisogno di dimostrare nulla.
Né di sembrare grandi, né di nascondersi.
È uno spazio che permette di esplorare chi si è davvero, non chi si pensa di dover essere.
4. Si costruiscono competenze trasversali
Collaborazione, problem solving, gestione del tempo, leadership, creatività:
sono competenze che si sviluppano “facendo”, non studiando sui libri.
Conclusione: crescere non significa correre, ma costruire
A 14 o 15 anni non si è “troppo grandi” per un campus estivo.
Anzi, forse non si è mai stati così nel momento giusto.
Perché crescere non significa bruciare le tappe, ma dare a ciascun ragazzo la possibilità di attraversarle al proprio ritmo, in ambienti che lo rispettano, lo ascoltano e lo sostengono.
Proprio come un campus dovrebbe fare.
Proprio come cerchiamo di fare, ogni anno, con CAMP21.














